Come scelgono i cristiani nel conflitto tra il lavoro e la fede?

Da quando avevo iniziato a credere in Dio, avevo partecipato solo a pochi incontri, perché ero molto impegnata con il lavoro; ancora non capivo il significato della fede in Lui. Con il tempo accadde che l’attività familiare in cui ero occupata subì una perdita e io rimasi incinta, per cui le cose divennero sempre più difficili. Non mi sentivo più pronta a praticare la mia fede, perché pensavo costantemente a come guadagnare denaro per poter vivere un po’ meglio. Soprattutto quando vedevo che i miei amici indossavano monili d’oro e d’argento, non potevo fare a meno di invidiarli e pensavo: “Credo in Dio, ma devo affrontare i problemi della vita da sola. Con la mia attività commerciale (chef di cibo occidentale), dovrei certamente essere capace di guadagnare denaro”. Per cui, non ascoltai il consiglio della mia famiglia e decisi di lasciare mio figlio, che non aveva ancora un anno, alla cura dei miei genitori e di buttarmi in questo mondo ossessionato dai soldi, gettando la mia fede in Dio alle ortiche.

Arrivai a Shanghai, piena di speranza, e qui trovai un posto di lavoro. Superai il colloquio con facilità, ma il capo disse che, poiché non avevo ancora familiarità con l’attività, avrei prima dovuto lavorare come cameriera per un mese, anche se il salario sarebbe stato quello di uno chef. Non ne ero molto contenta, ma poi pensai che, poiché avevo appena iniziato, non era una cattiva idea prendere confidenza con il lavoro e avere così la possibilità di impararne di più sul settore. Mi ambientai, pertanto, con la mia nuova attività per un mese e nel frattempo altri due gruppi di chef vennero assunti, ma il capo non parlò più della mia situazione. Andai dal direttore a chiedere cosa stesse succedendo, ma lui mi rispose solamente in modo evasivo che per ora c’erano abbastanza chef a disposizione. Pensai: “Con le mie capacità di capocuoca dovrei ricevere un buono stipendio. Se mi fanno continuare a lavorare come cameriera, mi licenzierò!” Presentai allora le mie dimissioni; questo è il modo in cui la mia prima occupazione a Shanghai si concluse in un nulla di fatto. Non mi scoraggiai. Pensai che in una città così grande sarei stata sicuramente in grado di trovare lavoro. Poco tempo dopo scovai un altro ristorante, dove ricevevo uno stipendio leggermente più alto, e il cui capo era molto esigente e severo riguardo alle abilità degli chef. Costui si recava spesso in Giappone e, al suo ritorno, ci insegnava il tipo di cottura tradizionale teppanyaki. Desideravo davvero moltissimo quel lavoro e fantasticavo sul fatto che entro poco avrei percepito il mio stipendio ideale. … Ma, con mia sorpresa, l’ultimo giorno del mio secondo mese di attività in questo ristorante, venni convocata improvvisamente dal capo. Costui sostenne che avevo preparato le costolette di agnello che erano nel congelatore senza il suo permesso (le braciole dovevano essere cucinate) e, prima che potessi proferire parola, continuò dicendo: “Non è necessario che tu ti presenti domani”. Poi si voltò per andarsene, lasciandomi lì in piedi, stordita. Quando mi riebbi, lacrime come piccole perle mi rigavano il viso. In seguito, appresi che i capocuochi non passavano mai più di due mesi in quel locale perché, secondo i regolamenti aziendali, dopo quel periodo essi avrebbero dovuto firmare un contratto e, se il ristorante non avesse realizzato buoni risultati e avesse dovuto chiudere, il capo avrebbe dovuto pagare la liquidazione a ogni dipendente con contratto. Il capo, quindi, ricorreva solo al lavoro temporaneo e non avrebbe mai firmato un contratto, con nessuno.

Trascorsero sei mesi e, non solo non avevo guadagnato denaro, ma in effetti ne avevo speso un bel po’ nelle mie ripetute ricerche di un’occupazione. Tuttavia, non ero rassegnata. Grazie a un’amica trovai un lavoro in un hotel e, inaspettatamente, dopo che ero lì da meno di tre mesi, l’altro chef si licenziò, lasciandomi da sola. Lavoravo tutti i giorni dalle nove di mattina alle dieci di sera, sempre follemente impegnata: non avevo nemmeno il tempo di fare una pausa. A volte non avevo neppure la possibilità di mangiare; dovevo patire la fame o comprarmi uno spuntino. Ero così sovraccarica di lavoro che iniziò a farmi male il dito mignolo, il collo mi dava problemi e spesso la schiena mi doleva così tanto che non potevo sopportarne la sofferenza. Il mio corpo non ce la faceva. Senza altra scelta, me ne andai da quell’attività che avevo conservato per meno di sei mesi.

Ritornando con il pensiero al difficile anno che avevo attraversato, più ci riflettevo più mi sentivo triste e non riuscivo a fermare le lacrime. Inerme e senza altra scelta, telefonai a mia madre e mi sfogai con lei. Mia madre mi consolò e mi consigliò di tornare a casa. Ma non ero pronta a farlo: sentivo che ero giovane e che con le mie capacità dovevo essere in grado di guadagnare molti soldi e di far girare le cose a mio favore. Ma mi resi conto che nell’ultimo anno avevo affrontato ripetuti fallimenti e avevo sofferto tantissimo, e non solo non avevo guadagnato denaro, ma avevo lavorato così tanto da ammalarmi. In quel momento, pensai a un passo delle parole di Dio: “Il tuo futuro e il tuo destino sono nelle tue mani? Scappi sempre e vuoi intraprendere un cammino mondano, ma perché non puoi andartene? Perché tentenni per molti anni a un crocevia e poi finisci con lo scegliere di nuovo questo cammino? Dopo aver vagato per molti anni, perché adesso sei ritornato in questa casa tuo malgrado? È forse una questione soltanto tua?”. Confrontai queste parole con le mie esperienze e mi accorsi che ero stata molto sciocca e ignorante. Nonostante la mia fede in Dio, la mia vita si basava ancora sul veleno di Satana: “L’uomo può creare un meraviglioso futuro con le sue mani”. Volevo usare le abilità che avevo appreso per costruirmi una buona vita e non mi ero fermata nemmeno davanti alla possibilità di allontanarmi da Dio e di non frequentare gli incontri. Non leggevo nemmeno le Sue parole. Dio non aveva alcun posto nel mio cuore: mi comportavo proprio come una non credente. Ma la realtà era che avevo abbandonato Dio, buttato ogni energia nel lavoro e lottato amaramente per un anno intero, ma ancora non avevo ottenuto in cambio l’esistenza a cui aspiravo. Vivevo nel dolore e nelle difficoltà. Le mie esperienze di vita reale mi avevano dimostrato che le mie prospettive future e il mio destino non erano davvero nelle mie mani e, indipendentemente da quanto mi sforzassi, se alla fine guadagnavo qualcosa o meno non dipendeva da me, ma era un fatto controllato e governato da Dio. Infatti, attraverso mia madre che, con la sua telefonata, mi consigliava di tornare a casa, Dio mi stava dando l’opportunità di ricomparire innanzi a Lui. Quindi, mi pentii e Lo pregai, e presi la decisione che, a prescindere dal fatto che al mio ritorno fossi riuscita a trovare un lavoro, dovevo ritornare innanzi a Dio, partecipare agli incontri, leggere le Sue parole e compiere il mio dovere.

Non molto tempo dopo essere salita sull’autobus per tornare a casa, un ex collega della mia città natale mi telefonò per dirmi che al suo posto di lavoro avevano bisogno di uno chef e lui desiderava che io mi presentassi. Rimasi di stucco e ne fui piacevolmente sorpresa. Gli chiesi come mai avevano bisogno, così poco tempo dopo l’apertura, di un altro chef (tre mesi prima mi aveva già chiesto se volessi compartecipare con lui all’attività e io avevo rifiutato). Mi rispose che il capo aveva avuto altre cose da fare e che non aveva ancora terminato la ristrutturazione, per cui in realtà non avrebbero aperto fino al mese successivo. Dopo questa telefonata mi sentii incredibilmente emozionata. Proprio mentre mi stavo preparando a fare un dietrofront, mi accorsi che le cose si erano già orientate per il meglio: le azioni di Dio sono così meravigliose! Pensavo che la mia professione era troppo poco conosciuta e che sarebbe stato difficile per me trovare lavoro nel mio paese natale, ma, sorprendentemente, Dio aveva organizzato tutto per me prima ancora che io arrivassi. Sia resa grazia a Dio!

Una volta rientrata a casa, mi misi in contatto con la Chiesa e iniziai a prendere ufficialmente parte alla vita della Chiesa; svolgevo anche i doveri che ero capace di fare. In un incontro lessi queste parole di Dio: “Poiché le persone non riconoscono le orchestrazioni e la sovranità di Dio, affrontano sempre il destino con aria di sfida, con atteggiamento ribelle, e vogliono sempre sbarazzarsi della Sua autorità e sovranità e delle cose che la sorte ha in serbo, sperando invano di cambiare le proprie circostanze attuali e di modificare il proprio destino. Però non ci riescono mai; vengono frustrate a ogni piè sospinto. Questa lotta, che avviene nel profondo dell’anima, è dolorosa; il dolore è indimenticabile, e nel frattempo si spreca la propria vita. Qual è la causa di questo dolore? La sovranità di Dio o il fatto che una persona è nata sfortunata? Ovviamente nessuna delle due cose. In fondo, la causa è la strada che le persone intraprendono, il modo in cui scelgono di vivere la vita”. Esse erano così assolutamente vere. Avevo sopravvalutato le mie capacità, con il mio desiderio di emanciparmi dalla sovranità e dalle disposizioni di Dio, e di affidarmi alle mie piccole abilità per farcela, ma come conseguenza ero andata a sbattere contro un grosso muro. Pensai al mio triste viaggio dell’anno passato, in cui avevo volteggiato lontano da casa, e percepii davvero che quando mi ero allontanata dall’abbraccio del Signore della creazione, avevo vissuto nel dolore e nella paura sotto il potere di Satana. Quando mi ero imbattuta in difficoltà, non avevo avuto nulla a cui appoggiarmi e non avevo saputo con chi parlare, proprio come un cieco che inciampa per strada, senza un solo giorno di pace o felicità. Ma proprio mentre ero sofferente e indifesa, Dio non mi aveva voltato le spalle. Non si era lamentato per la mia ribellione, ma aveva coinvolto persone, eventi e cose per convincermi a giungere di nuovo innanzi a Lui, organizzando persino per me un buon lavoro. Dio è davvero stupendo.

Dopo qualche tempo, il capo mi parlò e mi disse che i profitti dell’attività non erano soddisfacenti e che avrei dovuto accettare una riduzione di mille yuan sul mio stipendio se volevo continuare a lavorare lì. Mi sentii davvero infastidita: il mio stipendio non era alto già dall’inizio e, se fosse diminuito ancora, sarebbe stato uguale alla paga di un apprendista. Il mio ego conta-spicci si impennò di nuovo. Pensai: “La paga qui è talmente bassa; potrei anche trovarmi un lavoro in città. Ma se me ne vado, non riuscirò più partecipare agli incontri o a svolgere il mio dovere. Però, se continuo a lavorare qui, come farò a risparmiare per comprarmi una macchina?”. La mia battaglia interiore procedette avanti e indietro a questo modo, finché più tardi non lessi queste parole di Dio: “Dio opera, Si prende cura e osserva una persona, e Satana Lo incalza da vicino. Chiunque è favorito da Dio, Satana lo tiene d’occhio, standogli alle calcagna. Se Dio vuole questa persona, Satana farebbe tutto quanto in suo potere per ostacolarLo, utilizzando vari modi malvagi per tentare, tormentare e distruggere l’operato compiuto da Dio al fine di raggiungere il suo obiettivo nascosto. Qual è il suo obiettivo? Non vuole che Dio abbia nessuno; vuole tutti quelli che Dio vuole, per possederli, dominarli e assumerne il controllo perché lo adorino, e commettano azioni malvagie al suo fianco. Non è questo il bieco movente di Satana?”. Dalle esse compresi che, mentre Dio opera per salvare le persone, Satana sfrutta ogni trucco, facendo il possibile per distruggere quest’opera. Il principe dei demoni non vuole che Lui ottenga a sé le persone, per cui escogita tutto ciò che può per attirarle lontano da Dio e convincerle a tradirLo. Satana stava usando il mio desiderio di guadagnare più denaro e di avere una vita migliore di quella degli altri, per tentarmi e per farmi allontanare da Dio e tradirLo. Egli è talmente astuto e abominevole! Comprendendo che gli intrighi di Satana avevano quest’obiettivo, non intendevo cadere ancora una volta nelle sue mani e venirne danneggiata. Per cui pregai Dio: “Oh Dio, sono solo una piccola persona e vengo sempre allettata e confusa da Satana. Ti chiedo di guidarmi in modo che io possa trionfare su questa prova del demonio”.

In seguito, lessi nella parola di Dio: “[…] il denaro non può comprare la vita, che la fama non può cancellare la morte, che né l’uno né l’altra possono allungare l’esistenza di una persona anche solo di un minuto o di un secondo”. Sì, possedere denaro e ottenere successo sono cose inutili, se messe a confronto con l’avere la vita. Dopo essere stati corrotti da Satana, tutto ciò a cui aspiriamo sono successo, soldi e posizione, ed egli usa questi allettamenti come esca per staccarci passo dopo passo da Dio, in modo che smarriamo sempre di più la nostra strada e alla fine Lo tradiamo completamente e cadiamo sotto il potere del demonio. Ripensai alle mie precedenti esperienze e, anche se ero tornata innanzi a Dio, nel mio cuore desideravo ancora le tendenze della società. Quando notavo che altri avevano una vita materiale più confortevole della mia, possedevano un’auto e una casa, e camminavano a testa alta, ero invidiosa di loro. Non ero contenta di far procedere la mia esistenza in modo costante e regolare, obbedendo al dominio del Signore della creazione, per cui seguivo le tendenze sociali. Ma quando mi ero davvero allontanata da Dio e avevo intrapreso la strada della ricerca di successo e denaro per me stessa, non solo non avevo ottenuto la vita che speravo, ma tutto ciò a cui ero giunta era stata la sofferenza. Quando riflettei su queste cose, mi resi conto con chiarezza che non potevo più separarmi da Dio in cambio di un po’ di godimento materiale, come avevo fatto in passato. Indipendentemente da quanto denaro avrei guadagnato, non potevo andarmene da casa per cercarmi un lavoro altrove. Dovevo partecipare agli incontri e compiere il mio dovere. Una volta tradotti in pratica questi propositi, il mio cuore si tranquillizzò. E, con mia sorpresa, ricevetti un salario più basso per un solo mese e il mese successivo esso si alzò di nuovo, anche più di prima. Quest’avvenimento mi permise di avere un’esperienza ancora più profonda delle azioni meravigliose di Dio!

Dopo aver sperimentato la straordinaria opera di Dio, mi sentii davvero colpevole e imbarazzata. Pensai che avevo sempre affrontato la mia fede in Lui come una sorta di credo religioso: Dio era Dio ed io ero io. Non avevo mai cercato con impegno di entrare in contatto con Lui e di condividere il mio cuore, raccontandoGli i miei pensieri e le mie battaglie più intime. Percorrendo questa via sono giunta a riconoscere veramente che nella misura in cui crediamo sinceramente in Dio e ci affidiamo a Lui, venendo innanzi a Lui con cuore colmo di rispetto e di obbedienza, Egli risolverà tutte le difficoltà della nostra vita. Un’altra situazione che ho percepito con profondità è stata quella relativa a quanto dolorosi e impotenti fossero stati i miei giorni senza Dio. Di fronte alle difficoltà non avevo nulla a cui appoggiarmi e nessuna pace nel cuore. Solo dopo essere giunta innanzi a Lui, ottenni un vero sostegno, oltre che pace e felicità nella mia anima. Sono pronta a consegnare le mie prospettive future e il mio destino alla sovranità e alle disposizioni di Dio, perché tutto ciò che Lui organizza per me è per certo il meglio!

Come scelgono i cristiani nel conflitto tra il lavoro e la fede?ultima modifica: 2017-10-18T16:50:42+02:00da cartina888
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