Non lamentarsi più del marito

Traduzione di Jenny Graziella Giacomelli
Io credo che tutti noi, durante l’adolescenza, ci siamo fatti tante bellissime illusioni riguardo i nostri futuri sposi. Molti uomini sognano di poter incontrare una confidente che sarà gentile, virtuosa, brava e saggia, e che essi possano prenderla per mano per tutta la vita; molte donne sognano che Dio donerà loro un bellissimo e brillante uomo, e che l’uomo indosserà l’abito da sposo per loro, immaginando di camminare nel luogo della felicità a braccetto, aiutandosi e amandosi per sempre… Come è perfetta la vita felice che sogniamo! Anche se non sappiamo quando si avvererà il sogno, crediamo che un giorno la felicità arriverà.Ricordando il viaggio a metà strada, ho cercato di inseguire il sogno di una vita felice. Sono nata in una povera famiglia di contadini. I miei genitori litigavano tutto l’anno per le necessità quotidiane, e questo ha gettato un’ombra profonda nel mio cuore. Tutte le volte che alla TV vedevo la gente di città vivere una vita affettuosa, felice e romantica, sognavo che anch’io un giorno sarei stata in qualche angolo felice e prospero della città per vivere una vita dolce e felice con il mio Principe Azzurro, senza litigi invecchiando insieme. In età da matrimonio, sposai mio marito che viveva in città come avevo desiderato.

All’inizio mio marito mi trattava bene e si prendeva cura di me. Pensai che finalmente avevo realizzato la mia felicità a lungo desiderata. Col passar del tempo, mi resi conto che non aveva più un atteggiamento di comprensione, di premura e idillio e anzi, comprava meno vestiti o gioielli per me, non mi portava in viaggio o a festeggiare il mio compleanno. E neanche mi diceva mai una parola tenera e affettuosa, per cui il mio sogno di felicità si infranse definitivamente. Senza parlare poi di quando sentivo i miei colleghi e amici parlare della loro felicità. Dentro di me ero sempre più insoddisfatta di mio marito e iniziai ad usare ciò come una scusa per sfogare la mia rabbia e lamentarmi di lui. Ma mio marito non si preoccupava di quello che gli dicevo e mi “confortava” sempre con la vecchia idea prima della liberazione, dicendo: “Anch’io posso fare tutte queste cose, ma non serve a niente. Vivere la vita non è come innamorarsi. Sarà meglio essere pratici”. Intendeva dire che ero troppo vanitosa e non realistica. Non avevo scelta se non soffrire in silenzio.

La cosa più triste è che all’inizio della mia gravidanza mio marito mi chiedeva spesso del mio stato di salute, ma poi finì col trattarmi con indifferenza. Mentre riflettevo su tutto questo, la mia amica mi raccontava che quando era incinta suo marito la portava tutti i giorni a fare una passeggiata e cercava sempre di renderla felice. Io mi sentivo sola e arrabbiata e chiesi a mio marito perché mi trattava così.

Inaspettatamente, mi rispose con parole fredde: “Tu vivi una buona vita, hai da mangiare e da bere, cosa ti manca?” Nell’udire queste parole mi arrabbiai molto. Perché mi sono trovata un uomo così stupido? Non si prendeva cura di me ed aveva anche una voce burbera quando si rivolgeva a me. Riuscivo a malapena a comunicare con lui. Da quella volta, non gli rivolsi la parola per lungo tempo.

Poi nacque mio figlio. Pensai che mio marito avrebbe cambiato atteggiamento nei miei confronti. Ma, al di là delle mie aspettative, quando il nostro bambino piangeva di notte, non solo si rifiutava di provare a riaddormentarlo, ma addirittura lo trovava troppo rumoroso e fu così che andò a dormire direttamente in un’altra stanza, lasciando me e mio figlio da soli. L’ho maledetto tante volte per questo, eppure sembrava non preoccuparsene affatto. Dopo il lavoro, spesso andava a bere e a divertirsi con i suoi amici. E non appena rientrava in casa si addormentava appena si coricava. Altrimenti urlava a vanvera, ubriaco steso sul divano. Quando mi arrabbiavo con lui, ridacchiava e basta. Lo guardavo e non sapevo più se ridere o piangere. Purtroppo, il pensiero di invecchiare accanto a lui era una sorta di tortura; ironicamente, mi chiedevo perché fossi stata così pazza allora, da sposare un uomo che non sapeva come prendersi cura degli altri. In quei giorni vivevo completamente nel dolore, lamentando il fatto che non sarei riuscita a provare amore e calore per lui e che la vita felice che avevo sognato era andata in pezzi. Odiai me stessa per averlo sposato a suo tempo, e mi chiesi con dispiacere perché non fossi riuscita a trovare altri fidanzati da mettere a confronto e invece scelsi proprio lui? Perché la vita felice che desideravo era così lontana da me?

Mentre ero così triste, un’amica mi diede un libro. Le parole di Dio dicevano: “Quando si diventa indipendenti, ha inizio il proprio viaggio nella vita, che ci conduce passo dopo passo verso le persone, gli eventi e le cose correlate al proprio matrimonio; e contemporaneamente, l’altra persona coinvolta nel matrimonio si sta avvicinando gradualmente attraverso quelle stesse persone, eventi e cose. Sotto la sovranità del Creatore, due persone estranee che condividono un destino comune, gradualmente entrano nel matrimonio e diventano, miracolosamente, una famiglia, “due locuste aderenti alla stessa corda”. “Si incontrano molte persone nella propria vita, ma nessuno sa di chi sarà partner in matrimonio. Sebbene ognuno abbia le proprie idee e punti di vista personali in materia di matrimonio, nessuno può prevedere chi alla fine diventerà la vera altra metà, e le proprie idee contano poco. Dopo aver incontrato una persona che ci piace, la si può continuare a seguire; ma se lui o lei è interessato a voi, se lui o lei è capace di diventare vostro partner, non spetta a voi deciderlo. L’oggetto delle vostre attenzioni non è necessariamente la persona con cui sarete in grado di condividere la vostra vita; e allo stesso tempo qualcuno che non vi sareste mai aspettato entra semplicemente nella vostra vita e diventa vostro partner, diventa l’elemento più importante del vostro destino, l’altra vostra metà, al cui vostro destino è inestricabilmente legato”.

Le parole di Dio mi illuminarono improvvisamente. Ne risultò quindi che fu Dio a disporre che io venissi in una grande città tanto tempo fa, per allontanarmi da casa e incontrare mio marito. E fu grazie alla sovranità di Dio che noi riuscimmo a stare insieme. Proprio come spesso dice la gente, “Le persone che non si appartengono, non sono destinate a vivere insieme”.

A pensarci bene, in effetti, quanti innamorati hanno promesso di stare insieme per sempre, ma alla fine non ci sono riusciti; quanti estranei riescono a trascorrere una vita felice insieme grazie a delle fortunate coincidenze; quante coppie vivono lottando e con molta frustrazione ma non riescono a separarsi… Ed anch’io. Finora, non conoscevo la sovranità di Dio e non potevo obbedire alle regole e alle disposizioni di Dio. Avevo sempre vissuto nella lamentela, dispiacendomi di aver sposato mio marito, pensando di aver scelto la persona sbagliata e soffrendo molto. Ora sono consapevole che il nostro matrimonio era stato deciso dal Creatore tanto tempo fa anche se non addicendosi alla mia volontà e non avevamo scelta. Oggigiorno molte persone non si accontentano del loro matrimonio. Per perseguire la felicità che avevano sognato, decidono di divorziare dal loro coniuge e rifarsi una famiglia. Pensano di poter essere felici e non immaginano così tante congetture, situazioni da proteggere e lacrime amare dietro la loro felicità. Alcuni arrivano addirittura a divorziare di nuovo. Molte donne vivono nel dolore e nel dispiacere per tutta la vita. Tutto questo non è causato dalla nostra disobbedienza alla predestinazione del Creatore?

Poi, vidi la parola del Signore che diceva: “Siccome le persone non riconoscono la sovranità e l’orchestrazione di Dio, affrontano sempre il destino con aria di sfida, con un’attitudine ribelle, e vogliono sempre rifiutare l’autorità e la sovranità di Dio e le cose che il fato ha in serbo, sperando invano di cambiare le circostanze esistenti e alterare il loro destino. Ma non possono riuscire; sono ostacolati ogni volta. Questa lotta, che ha luogo nel profondo dell’anima, è dolorosissima; il dolore è indimenticabile; e nel frattempo la propria vita va sprecata. Qual è la causa di tale dolore? È a causa della sovranità di Dio o perché una persona nasce sfortunata? Ovviamente niente di tutto questo. Alla fine, è per le direzioni che le persone prendono e per il modo in cui le persone scelgono di vivere le proprie vite”. “Ovunque ci si trovi, qualsiasi sia il proprio lavoro, i propri mezzi di sostentamento e la ricerca dei propri scopi, portano solo a dolori infiniti e sofferenze indicibili, tanto da non riuscire più a guardarsi indietro. Solo quando si accetta la sovranità di Dio, ci si sottomette alla Sua volontà e disposizione e si cerca la vita autentica, gradualmente ci si libera da tutti gli affanni e le sofferenze, e ci si scrolla di dosso tutto il vuoto della vita”. Da queste parole mi resi conto che tutte le pene che avevo sofferto erano causate dal mio voler perseguire il cosiddetto amore romantico. La visione sbagliata mi ha fatto sempre biasimare e dare la colpa a mio marito per così tanti anni. O paragonavo mio marito ai mariti delle altre o lo mettevo in contrasto con gli attori degli spettacoli televisivi, o era il mio sposo ideale. Ho pensato spesso che avesse molti difetti e che non potesse incontrare i miei desideri. Il risultato fu che la caparbietà, le ambizioni e i desideri mi resero cieca e quindi incapace di vedere i suoi meriti, che avevano guidato questi anni incredibili. Era davvero triste. Ora so che tutte le cose sono preordinate da Dio. Preferisco obbedire in pace e con gioia piuttosto che lottare con dolore. Perché solo Dio comanda il nostro destino, e soltanto Lui può allontanare tutta la tristezza, il vuoto e il dolore per vivere una vera vita felice.

In seguito ho messo da parte tutta l’insoddisfazione che avevo nei confronti di mio marito per obbedire ai voleri e ai progetti di Dio. Non feci più attenzione ai difetti di mio marito. Visto che sapevo di non essere perfetta, come potevo chiedergli, in modo del tutto insensato, di essere perfetto? Le coppie dovrebbero rispettarsi e amarsi reciprocamente, e vivere con i piedi ben piantati per terra. Non c’è bisogno di dire dolci parole pompose e frasi mielose, o un solenne impegno d’amore, solo perché la gente dice che una vita normale è la vera felicità. Quando cambiai punto di vista nel mio cuore, vidi gradualmente i vantaggi su mio marito. Anche se non diceva parole dolci e frasi mielose, era onesto; anche se non guadagnava molti soldi, era riluttante ad usarli per sé stesso, anzi dava a me il buon cibo e i vestiti; anche se a lui piaceva bere, non mi picchiava quando era ubriaco. Paragonato a quegli uomini che dicono belle parole alle mogli ma non fanno niente, ero più fortunata. Alcuni uomini picchiano le mogli quando sono ubriachi. Mio marito era molto meglio di loro, almeno mi trattava con cuore sincero. Ora so che ciò che Dio ha in serbo per me è proprio la cosa migliore. È proprio perché prima non conoscevo la sovranità e la predestinazione di Dio che tanta felicità mi scivolava via tra le dita, semplicemente. Quando metto da parte il sogno vano, obbedisco alla sovranità di Dio e vivo affidandomi a Lui, il mio cuore è libero e io ho una vita felice.

La parola di Dio ha cambiato la mia visione sbagliata, e così tutte le cose sono cambiate. Mio marito mi ha detto: “Ho visto le azioni che Dio ha fatto su di te. Il Dio in cui credi può veramente cambiare le persone”. Sentendo ciò, ho lodato Dio con gratitudine. Soltanto Dio può cambiarmi e vale la pena sperimentare e credere nell’autorità e nel potere di Dio. Grazie alla salvezza di Dio! Dio salva la nostra famiglia divisa e ci fa vivere una vita felice. Finalmente, ho capito che solo manifestando l’obbedienza a Dio possiamo ottenere la vita più felice di tutte.

Non lamentarsi più del maritoultima modifica: 2018-10-27T17:54:25+02:00da cartina888
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