La mia felice esperienza di mettere in pratica la verità

Il Signore Gesù una volta disse: “Non chiunque Mi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre Mio che è nei cieli” (Matteo 7:21). Solo chi segue la volontà di Dio e pratica la Sua parola sarà qualificato per entrare nel Regno dei Cieli! Allora, come sperimentiamo varie circostanze come la persecuzione, le sofferenze, le persone e le cose intorno a noi, e come seguiamo la volontà di Dio e la Sua parola? Le testimonianze cristiane evangeliche condivideranno come fanno la volontà di Dio in vari ambienti con te.

Nell’autunno del 2014 fui costretta a lasciare la mia casa per sfuggire alla feroce persecuzione dei cristiani da parte del Partito Comunista Cinese. Mio zio mi raccomandò per un lavoro temporaneo in un ristorante, come receptionist. Pensavo che come cristiana avrei dovuto lavorare sodo a prescindere dal tempo che sarei rimasta, in modo da essere all’altezza della mia coscienza e di non infangare il nome di Dio. Quindi lavorai diligentemente nel ristorante come se lavorassi a casa mia. Il capo pensava che fossi affidabile, e mi trattò bene.

Tuttavia, c’era una zia che lavorava nella cucina che spesso trovava difetti nel mio lavoro, più che altro sciocchezze. Mi diede un sacco di problemi. All’inizio cercai di essere paziente con lei. Questo perché secondo le parole di Dio sapevo che siamo profondamente corrotti da Satana, e inoltre era difficile evitare le lotte intestine quando interagivamo. Lei non credeva in Dio, quindi le fu facile invidiarmi quando scoprì che il capo mi trattava bene. Poi, però, iniziò a cercare dei difetti, e molte volte mi metteva in ridicolo dicendo che avevo imparato a guadagnarmi da vivere non con la mia abilità, ma attraverso le mie conoscenze. In quelle situazioni mi mostravo amichevole, ma in cuor mio la odiavo e non avevo alcun desiderio di parlarle. Spesso, quando mi chiedeva qualcosa, fingevo intenzionalmente di non sentirla e parlavo invece con gli altri colleghi. Altre volte, quando ne avevo veramente abbastanza, sarei voluta andare dal capo a lamentarmi delle sue prese in giro. Un giorno, quando stavo per farlo davvero, mi ricordai delle parole di Dio che dicono: “Sii più paziente e tollerante, pratica una maggiore condiscendenza, sii generoso e aperto con le persone, e impara dallo ‘spirito del primo ministro’[a]. Quando hai pensieri non buoni, pratica maggiormente la rinuncia alla carne. […] Quando la tua mano è tentata di peccare, mettile un freno e non lasciare che si spinga oltre. È inutile! Da Dio non riceverai che maledizioni, sta’ attento! Lascia che il tuo cuore si muova a pietà per il tuo prossimo e non cercare sempre di colpire con le armi in pugno”. Le parole di Dio ci dicono come fummo creati all’inizio. Dobbiamo essere generosi, tolleranti e aperti nei confronti delle persone, che è ciò che uno con coscienza e ragione dovrebbe fare. Ma per quanto mi riguardava, quando la zia mi attaccava, io volevo solo rendere occhio per occhio, dicendolo al capo, e non vedevo l’ora che il capo la licenziasse, così il mio odio si sarebbe placato. Non stavo forse perseguendo il principio di Satana secondo cui “Lascia che coloro che si conformano a me prosperino e quelli che resistono a me periscano?” Fu il giudizio contenuto nelle parole di Dio che mi fece comprendere come i miei pensieri fossero generati dalla mia predisposizione alla corruzione, che era in contrasto con la volontà di Dio. Pensai: “Non posso essere ostinata, facendo quello che voglio io. Devo vivere secondo le parole del Signore e con umanità. Non voglio essere derisa da coloro che non credono in Dio, e non devo umiliare il nome del Signore”. Da quel momento lasciai perdere l’idea di parlare col capo.

In cuor mio, però, non volevo davvero affrontare la zia perché ero stufa del suo viso sprezzante. Ogni volta che mi importunava sentivo la mancanza dei fratelli e delle sorelle della chiesa; non avevo bisogno di essere cauta quando ero con loro. Anche se rivelavo la mia indole corrotta mi tolleravano ed erano pazienti, e nessuno mi derideva o mi escludeva. Quando pensavo a ciò, non volevo stare lì un minuto di più. Ma se fossi tornata a casa avrei corso il pericolo di essere arrestata dal PCC. Pregavo intensamente: “Oh Dio, se è la Tua volontà che io resti, sarò obbediente e sperimenterò la Tua volontà. Tuttavia, la mia statura morale è troppo bassa. Per favore, dammi il coraggio per affrontare la situazione difficile e le difficoltà, cosicché quando incontrerò persone e cose che non mi piacciono potrò calmare il mio animo davanti a Te, comprendere i Tuoi desideri e vivere secondo i Tuoi comandamenti”.

Un giorno, mentre pulivo il muro, trovai una macchia su una piastrella. La macchia era lì fin da quando il ristorante era stato ridipinto e non poteva essere rimossa, non importa quanto duramente provassi. Quando la zia la vide disse: “Come può non riuscirci? È davvero una buona a nulla!” Sentendo le sue parole mi sentii molto afflitta, e pensai: “L’igiene è molto migliorata da quando sono arrivata. Il capo mi ha lodato diverse volte. Sei una dipendente come me, perché mi rimproveri sempre? No, non tollererò oltre. Penserai che è facile pestarmi i piedi. Alla peggio, lascerò il lavoro dopo aver litigato con te. Non è una gran perdita!” Ero pronta a litigare, ma mentre stavo per parlarle ricordai le parole del Signore: “Dovresti sapere che tutto ciò che ti accade è una grande prova, ed è quello il momento in cui Dio ha bisogno che tu renda testimonianza. Dal di fuori, potrebbe non sembrare un grosso problema, ma, quando succedono, queste cose mostrano se ami o meno Dio. Se Lo ami, sarai in grado di rimanere saldo nella tua testimonianza di fede a Dio, mentre se non hai messo in pratica il Suo amore, ciò dimostra che non sei una persona che mette in pratica la verità, che sei privo di verità e di vita, che sei uno scarto! Tutto ciò che accade alle persone è segno che Dio ha bisogno che restino salde nella loro testimonianza di fede verso di Lui. Anche se non ti è successo niente di importante sino a questo momento e non rendi una grande testimonianza, ogni dettaglio della tua vita quotidiana ha attinenza con la testimonianza a Dio. Se puoi guadagnarti l’ammirazione dei tuoi fratelli e delle tue sorelle, dei tuoi familiari e di tutti quanti intorno a te; se, un giorno, i non credenti verranno e ammireranno tutto ciò che fai e vedranno che tutto quello che Dio fa è meraviglioso, allora avrai reso testimonianza. […]”. Le parole di Dio mi calmarono molto. “Sì, io credo che tutti i problemi che incontro siano predisposti da Dio. Il Signore ha organizzato un ambiente per me in cui non solo guadagno, ma anche farmi vivere il sistema santo e la normale umanità. Le persone attorno a me non credono in Dio e non sanno che io sono credente, ma comunque, il Signore sorveglia tutti e si aspetta che io porti la Sua testimonianza per disonorare Satana. Tuttavia, ogni qualvolta incontro qualcuno che non mi piace o qualcosa di insoddisfacente, me la prendo sul personale e penso alla vendetta. Allora qual è la differenza tra me e quelli che non credono in Dio?” Quella riflessione calmò il mio animo.

Successivamente, ogni volta che la zia trovava qualche errore in quello che facevo, pregavo Dio di aiutarmi a trovare la strada. Una volta, dopo aver pregato, mi venne in mente un passaggio dei Sermoni e comunicazioni sull’ingresso nella vita: “Se qualcuno ti attacca intenzionalmente e individua in te con malignità dei difetti, ma ciò che dice corrisponde al vero, come tratterai questa persona? Costui è, in realtà, come uno specchio che ci mostra quel che davvero siamo. Le cose stanno proprio così. Se nessuno trova difetti in noi, non sapremo mai quali errori abbiamo commesso. Ma se qualcuno trova in noi dei difetti, maggiore sarà il numero di errori individuati, migliori noi diventeremo. Perché ciò è di beneficio al nostro cambiamento di indole e al nostro ingresso nella vita. Quindi, se qualcuno trova in noi difetti, ciò sarà cosa buona. Si tratta di un processo disposto da Dio con l’obiettivo di edificarci e perfezionarci. Quindi, dobbiamo sottometterci all’opera di Dio. E se riesci a trattare le persone in questo modo, il tuo atteggiamento è assolutamente giusto. Cosa dimostra questo? Dimostra che stai diventando una persona che possiede umanità. E che stai vivendo le sembianze di un vero uomo”. Queste parole dicono che gli altri sono lo specchio di noi stessi. Pensai a ciò che faceva la zia, a quanto era sprezzante e al suo essere presuntuosa e arrogante. Era uno specchio di quello che ero io? Ero una persona di quel tipo? Con incredulità, cercai e pregai Dio, Lo implorai di guidarmi e di aiutarmi a conoscere me stessa.

Dopo aver pregato mi calmai, e pensai a quando ero con i fratelli e le sorelle. Spesso avevo un comportamento negativo quando scoprivo cosa dicevano gli altri, o se qualcosa non era conforme alle mie opinioni. A volte li disapprovavo. Quando i miei fratelli e sorelle desideravano avere comunione sui loro problemi, li guardavo dall’alto invece di aiutarli con un cuore amorevole. Non consideravo mai i sentimenti degli altri quando parlavo o agivo. Mi stavo comportando così anche con la zia. Ogni volta che mi criticava pensavo alla vendetta. La mia disposizione d’animo corrotta non cambiava affatto. Le mie parole e il mio atteggiamento erano gli stessi della zia. Finalmente realizzai che Dio aveva usato le persecuzioni del PCC proprio per far sì che finissi a lavorare nel ristorante, così che Lui potesse cambiarmi, e aveva fatto in modo di farmi incontrare la zia che non credeva in Lui per perfezionarmi. L’aveva fatto per far sì che conoscessi me stessa attraverso l’esperienza. Iniziai quindi a confrontarmi con le azioni della zia, il che mi fece riflettere su me stessa e riconoscere che la mia natura era arrogante e viziosa. Prima ero troppo insensibile per riconoscere la mia natura e godevo la pazienza dei fratelli e delle sorelle. Era vero che non possedevo alcuna umanità. Più ci pensavo, più provavo rimorso. Pregai silenziosamente Dio: “Signore! Lavori sodo per la mia salvezza. Devo mettere in pratica la verità e cercare di cambiare la mia disposizione d’animo. Non voglio essere arrogante e non voglio più avere alcun risentimento nei confronti degli altri. Invece, imparerò a trattare correttamente le persone e vivere umanamente in modo da far vergognare Satana, cosicché non dovrai più preoccuparTi per me”.

Poco tempo dopo, durante il lavoro, la zia disse che non avevo passato bene la scopa. Per la prima volta, in tutta sincerità, le dissi: “Sì, hai ragione. Non ci avevo fatto caso finché non me lo hai fatto notare. Se tu non l’avessi fatto, starei ancora pensando di averlo fatto per bene. In futuro, per favore, dimmi dove sbaglio, se lo noti, cosicché io possa rimediare”. La zia non disse niente. Un’altra volta mi fece notare ancora che non avevo pulito bene il muro, e con calma le spiegai: “Sì, la macchia è ancora lì, ma è stata fatta quando hanno ridipinto. Non può essere rimossa”. La mia umiltà la sorprese. Non si aspettava che non replicassi o che non rispondessi alle sue parole in malo modo. Incredula, domandò: “Ti ho sempre criticata. Non sei risentita?” Risposi sinceramente: “A dire la verità, all’inizio ero furiosa. Ero anche indignata e ho provato a ignorarti. Ma pensandoci, capivo che volevi solo che facessi meglio il mio lavoro. Infatti, finché la cosa riguarda il mio lavoro, devo accettare qualsiasi cosa tu o il capo abbiate da dirmi, indipendentemente dal fatto che io penso che sia giusto o meno. Quindi, se credi che io abbia fatto qualcosa di errato, per favore, dimmelo”. La zia rispose dicendomi ciò che pensava, e io ne fui molto sorpresa: “Sono fatta così. Dico sempre quello che penso. Stai facendo un buon lavoro, non so perché continuo a criticarti”. Sentendo ciò, mi convinsi che fosse stato tutto predisposto da Dio, anche il modo in cui la zia mi trattava. Dio usava le persone, le circostanze e le cose attorno a me per purificarmi e trasformare il mio animo corrotto. Avendo realizzato il volere di Dio, fui più sicura nel mettere in pratica la verità e cercare di cambiare la mia indole.

Da quel giorno, quando la zia trovava difetti nel mio lavoro ammettevo le mie mancanze. Inoltre, imparai gradualmente a mettermi nei panni degli altri, e quando lo facevo non vedevo i difetti della zia, ma i miei. Non fu difficile rinunciare alla me stessa di prima. La zia divenne sempre meno cattiva nei miei confronti; imparammo a convivere in armonia l’una con l’altra. Una volta, il capo comprò della frutta e la portò in cucina per distribuirla. Io ero impegnata a servire dei clienti e non ebbi modo di prendere la mia parte in tempo. Inaspettatamente, la zia mise da parte una grossa mela rossa e me la diede nella pausa. Mi fece molto piacere, anche se era un piccolo gesto. Da ciò percepii profondamente che quando mettiamo in pratica la verità e le parole di Dio facciamo il nostro ingresso nella vita, viviamo come santi, glorifichiamo e rendiamo testimonianza a Dio assieme agli altri nella nostra vita quotidiana. Questo è il compito di noi credenti.

Un giorno, il capo mi disse: “Xiaojing, tutte le persone in reception e in cucina pensano molto bene di te. Dicono che sei affidabile sul lavoro e che sia piacevole lavorare con te. Da quando ho aperto questo ristorante non ho incontrato nessuno con una reputazione migliore della tua, né avevo mai visto la reception e la cucina così in armonia tra loro. Se hai qualche difficoltà, rivolgiti a me. Sei l’amica che ho sempre desiderato”. Sentendo le sue parole, mi sentii scioccato perché avevo ancora molte indoli corrotte e avevo una lunga strada da percorrere in base alle esigenze di Dio. Avevo messo una piccola dose di verità nella mia pratica. Non avevo mai pensato di essere una brava persona agli occhi degli altri. Fui certa che fosse il risultato del lavoro di Dio Onnipotente. Avrei continuato a mettere in pratica la verità per trasformarmi ulteriormente, per vivere umanamente e per diventare una creatura di cui Dio fosse soddisfatto.

Successivamente, il capo mi permise di prendermi carico della reception e dei conti del ristorante. Capitava spesso che non venisse al ristorante: diceva che si sentiva sicura a lasciare il locale nelle mie mani. Andavo sempre più d’accordo con i mei colleghi. A volte, quando ero troppo impegnata, il personale della cucina mi aiutava a servire i clienti. Vedendo quelle scene non potevo fare a meno di ringraziare Dio dal profondo del mio cuore! Facendo esperienza dell’opera di Dio, compresi a fondo il prezzo della verità. Il piacere d’animo deriva spesso dal vivere in armonia con le parole del Signore, e la vera felicità è mettere in pratica la verità.

Sei mesi dopo, lasciai il ristorante per motivi personali. Dopo le mie dimissioni, il capo e i colleghi spesso mi chiamarono per dirmi che ero nei loro pensieri. La zia fu quella che mi chiamò di più. Spesso chattiamo ancora su WeChat e mi chiede di tornare al ristorante a farle una visita quando ho tempo, perché manco a tutti. Ricordando quell’esperienza adesso, mi sento immensamente grata verso Dio. Sono le parole del Signore che mi hanno insegnato a comportarmi con gli altri e a vivere in armonia; sono la luce che mi guida sulla strada in ogni aspetto della mia vita. In futuro, leggerò altre parole di Dio, le praticherò e cercherò di vivere umanamente per il Suo conforto. Gloria a Dio Onnipotente!

Note a piè di pagina:

a. Lo Spirito del primo ministro: classico detto cinese usato per descrivere una persona di ampie vedute e generosa.

Fonte: Investigare la Bibbia

La mia felice esperienza di mettere in pratica la veritàultima modifica: 2019-12-06T12:20:12+01:00da cartina888
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