La trasformazione di un’attrice

La trasformazione di un’attrice

di Dongwei, Corea del Sud

Dio Onnipotente dice: “Essendo una delle creature, l’uomo deve restare al suo posto e comportarsi coscienziosamente e salvaguardare debitamente ciò che gli viene affidato dal Creatore. E l’uomo non può uscire dai ranghi né fare cose al di là della sua portata o che risultino sgradite per Dio. L’uomo non deve cercare di essere grande o eccezionale o superiore agli altri, né cercare di diventare Dio. Non bisogna avere questi desideri. Cercare di diventare grandi o eccezionali è assurdo. Cercare di diventare Dio è ancora più ignobile. È disgustoso e spregevole. Ciò che è lodevole, e ciò a cui le creature dovrebbero attenersi più che a ogni altra cosa, è diventare vere creature. Questo è l’unico obiettivo che tutti dovrebbero perseguire” (La Parola appare nella carne).

Nel maggio del 2016, il mio dovere consisteva nel recitare. Ero onorata di poter dare il mio contributo nei film della Chiesa per aiutare a diffondere le parole di Dio e testimoniare la Sua opera affinché chi brama la Sua apparizione possa ascoltare la Sua voce ed essere salvato. Quando mi hanno scelta come protagonista per un cortometraggio, ero davvero felice. Era il mio primo ruolo importante. Sapevo che se avessi fatto un buon lavoro, gli altri mi avrebbero ammirata. Volevo recitare bene quella parte, così mi son rimboccata le maniche e mi son messa al lavoro. Quando non mi veniva una battuta, osservavo gli attori esperti e li imitavo. Quando un movimento non mi riusciva, me lo facevo mostrare e poi lo provavo più volte. A volte rimanevo in piedi tutta la notte senza sentirmi stanca. Mi sono impegnata molto. Poi, un giorno, alcuni fratelli, dopo l’anteprima, mi hanno detto che non ero affatto male in quel film. Quel complimento ha alimentato la mia vanità. Mi sembrava quasi di essere famosa, una star. Eppure, il regista ci ha comunicato che il film andava girato di nuovo, per vari motivi. Ho avuto un tuffo al cuore. “Girato di nuovo? Ora sto lavorando come comparsa in un film evangelico. Se il copione del corto verrà modificato e i giorni di riprese coincidono, potrò essere ancora la protagonista?” Ma, poi, ho pensato: “Se tutti dicono che ho fatto un buon lavoro, forse sono l’unica adatta a quella parte”. Qualche giorno più tardi, ho saputo che il copione era stato rivisto, ma nessuno mi aveva chiesto di andare a girare. Ero sulle spine. Controllavo il cellulare ogni mattina, appena aprivo gli occhi, nella speranza che qualcuno mi scrivesse di andare sul set. E poi temevo mi dicessero che avevano un’altra protagonista. Ogni volta che ricevevo un messaggio, era uno stress: avevo paura di perdere il ruolo da protagonista. Non riuscivo a concentrarmi su nulla in quei giorni, nemmeno sul film che stavo girando. Non stavo nella pelle e non m’importava di come procedesse il film evangelico. Così ho contattato il direttore della troupe e gli ho detto che avrei trovato il tempo per il corto. Tuttavia, pochi giorni dopo, mi ha comunicato che avevano dato il ruolo principale a sorella Zhao in modo che le riprese del film evangelico non venissero rallentate. Ero offesa. Avevo messo così tanta energia in quel film e avevo dato così tanto. Perché me lo avevano strappato via quando avevo il copione rivisto proprio sotto agli occhi? Non potevo rassegnarmi a quell’idea. Mi sono nascosta in bagno e ho pianto. All’improvviso, mi è venuto questo pensiero: “Se sorella Zhao non potesse recitare, sarebbe perfetto. Così, avrei un’altra possibilità…” Sapevo che non dovevo pensare così, ma era più forte di me. Ero tormentata. Le nuove riprese sono state girate in fretta e tutti dicevano che questa volta il corto era migliore. Anche il capo lo trovava reale e naturale, come guidato da Dio, e voleva che tutti imparassimo da quel film. Dentro di me, non smettevo di lamentarmi: “Perché le loro riprese sono filate lisce, mentre nelle mie ci sono stati così tanti alti e bassi? Perché non hanno rivisto i calendari, in modo che potessi prendervi parte?” Ero contrariata e invidiosa di sorella Zhao. Non volevo vederla. Era come se mi avesse rubato la scena. Fama e prestigio mi tormentavano. Era soffocante. Ero al buio e soffrivo. Ho pregato Dio ogni giorno, chiedendoGli di guidarmi per liberarmi da quella condizione.

Un giorno, durante i devozionali, ho letto alcune parole di Dio che mi hano toccato subito il cuore. Dicevano così: “Il cuore freme ogni volta che è in ballo la posizione o l’immagine, e ciascuno di voi vuole sempre distinguersi ed essere famoso. Siete restii a cedere ma sempre desiderosi di competere, anche se è imbarazzante e non è permesso nella casa di Dio. Tuttavia, senza competizione, non sei comunque soddisfatto. Quando vedi che qualcuno si distingue, provi invidia, odio e ritieni che sia ingiusto. ‘Perché non posso essere io al centro dell’attenzione? Perché è sempre quella persona a spiccare e non tocca mai a me?’ A quel punto provi del rancore. Cerchi di reprimerlo, ma non ci riesci. Preghi Dio e ti senti meglio per un po’, ma poi, appena ti imbatti nuovamente in questo tipo di situazione, non riesci a superarla. Questa non è una dimostrazione di immaturità di levatura? Ricadere in simili stati non è forse una trappola? Queste sono le catene della natura corrotta di Satana che vincolano gli esseri umani. […] Se vuoi cambiare questo tipo di stato e non essere dominato da queste cose, devi prima accantonarle e rinunciarvi. Altrimenti, più lotti, più avvertirai l’oscurità, l’invidia e l’odio, e più vorrai ottenere. Più forte è questo tuo desiderio, meno ci riuscirai, e, ottenendo di meno, il tuo odio crescerà, come l’oscurità nel tuo animo. Più sarai tenebroso interiormente, peggio svolgerai il tuo dovere e meno utile diventerai. Questo è un circolo vizioso concatenato. Non puoi assolvere bene al tuo dovere in uno stato simile, perciò verrai gradualmente eliminato” (Registrazione dei discorsi di Cristo). Le parole di Dio rivelavano esattamente la mia condizione. Sin da quando avevo iniziato a recitare, avevo sempre voluto diventare famosa. Una volta ottenuto il ruolo principale in quel corto, avevo pensato solo a questo. Per questo non mi lamentavo mai, per quanto fossero difficili le cose. Quando ho scoperto che il corto doveva essere rigirato, ho temuto di perdere la mia parte, ho vissuto nel dubbio e nell’ansia e ho smesso di impegnarmi nel mio dovere. Quando ho perso quell’occasione e il mio sogno è andato in fumo, non sono riuscita ad accettarlo e ho incolpato Dio e l’uomo. Ero invidiosa della mia sostituta e in me sono sorti pensieri malvagi. Speravo che non fosse in grado di recitare in quel ruolo, così da poterlo riavere indietro. Vedendo il successo delle nuove riprese, erano tutti felici, ma io ci rimuginavo sopra, sempre più invidiosa e risentita. Non stavo facendo il mio dovere di rispettare la volontà di Dio e di renderGli testimonianza, ma volevo solo farmi vedere ed essere famosa. Ero perfino disposta a interrompere le riprese per riavere quel ruolo da protagonista. Non avevo riverenza verso Dio. Poi, ho riflettuto sulle parole di Dio, e allora mi sono resa conto di quanto egoista, spregevole e maliziosa fossi stata solo in nome della fama e del profitto. Ero totalmente priva di umanità e questo disgustava Dio. Se non mi fossi pentita, sapevo che sarei stata rifiutata ed eliminata da Dio.

Più tardi, ho letto queste parole di Dio: “Le emozioni del genere umano sono egoiste e appartengono al mondo delle tenebre. Non esistono per la volontà di Dio, tanto meno per il Suo piano, e così l’uomo e Dio non possono mai essere accomunati. Dio è eternamente supremo e sempre onorabile, mentre l’uomo è eternamente spregevole e indegno. Questo perché Dio non fa che sacrificarSi e dedicarSi all’umanità; l’uomo, invece, non fa che accumulare e adoperarsi solo per se stesso. Dio non fa che prodigarSi per la sopravvivenza dell’umanità, eppure l’uomo non apporta mai alcun contributo alla luce o alla giustizia. Anche se l’uomo si adopera per breve tempo, il suo sforzo è talmente debole che non resisterà a un solo colpo, perché viene compiuto sempre per il suo tornaconto e mai per gli altri. L’uomo è sempre egoista, mentre Dio è eternamente altruista. Dio è la fonte di tutto ciò che è giusto, buono e bello, mentre l’uomo è colui che subentra a tutto ciò che è brutto e malvagio e lo rende manifesto. Dio non cambierà mai la Sua essenza di giustizia e bellezza, eppure l’uomo è capace di tradire la giustizia e allontanarsi da Dio, in qualsiasi momento” (La Parola appare nella carne). Queste parole di Dio mi hanno molto turbata. Ho compreso che la mia natura era egoista e spregevole. Le mie gioie e i miei dolori erano sempre e solo per me stessa. Bramavo che le riprese fossero un fiasco solo perché non potevo esserne la star. Speravo che il corto non venisse proiettato. Anche quando un capo ci aveva detto di trarne insegnamento, non lo avevo degnato di uno sguardo. Il cuore di Dio esulta quando la Chiesa produce buoni film, perché le verità condivise in ognuno di essi possono chiarire i problemi e le nozioni di chi cerca la verità e la retta via. Possono illuminare coloro che vivono nelle tenebre. È una cosa positiva. Dio si compiace delle cose positive. Io, invece, odiavo ciò che Lo compiaceva. Non ero contenta di ciò che Lo rendeva felice. Non stavo andando contro Dio? Ero forse una credente? Certo che non lo ero. Ero un diavolo nascosto nella casa di Dio! Mi odiavo per la mia spregevolezza e, così, L’ho pregato: “O Dio, ho sbagliato. Ero disposta a ritardare il lavoro della Tua casa in nome di fama e prestigio. Sono così ribelle. Voglio pentirmi, smetterla di cercare di mettermi in mostra e di farmi un nome. Voglio sottomettermi alle Tue disposizioni e svolgere bene il mio dovere”. Poi, ho letto alcune parole di Dio che parlavano della mia condizione e ho capito che il nostro dovere è una responsabilità che abbiamo. Non serve a metterci in mostra o soddisfare le nostre sfrenate ambizioni, ma a sapere qual è il nostro posto e impegnarci per soddisfare Dio. Che il mio ruolo sia da protagonista o da comparsa, devo dare il massimo per contribuire nel mio piccolo alla diffusione dell’opera di Dio degli ultimi giorni. Capirlo è stato davvero liberatorio per me. Ho fatto altri provini per ruoli da protagonista senza accaparrarmene nessuno, ma ho gestito la cosa nel modo giusto e ho interpretato bene la mia parte.

Poco dopo, sono stata scelta come protagonista per un altro film. Ero proprio commossa e ho deciso di trovare le motivazioni giuste e fare il mio dovere per soddisfare Dio. Copione alla mano, mi sono messa a studiare il personaggio e a imparare le battute. Poi, gli altri mi hanno chiesto di fare da modella per provare i costumi. Vedendoli tutti intorno a me, mi sono sentita come su un piedistallo e ho pensato: “Essere la protagonista è davvero speciale. Se faccio bene in questa parte, in tanti mi riconosceranno e ammireranno”. A quel pensiero, di colpo mi sono resa conto che stavo cominciando a cercare di nuovo fama e prestigio, così ho pregato subito Dio di liberarmene. Ma, dal momento che non avevo compreso appieno l’essenza del problema, non potevo ancora fare a meno di fantasticare sull’essere una star. Allo stesso tempo, però, ero davvero preoccupata. Non avevo mai recitato come protagonista prima, perciò lasciavo un po’ a desiderare. Cos’avrei fatto se mi avessero sostituita perché non all’altezza? Nessuno mi avrebbe più fatto recitare. Se volevo fare bene, dovevo applicarmi e imparare il mestiere. Non potevo perdere quell’opportunità. Andavo su Internet ogni giorno alla ricerca di materiali e film da cui poter imparare, lavorando sodo per acquisire maggiori conoscenze e diventare una protagonista rispettabile il più in fretta possibile. Mi impegnavo molto ma, dopo aver girato alcune scene, ho capito che ero lontanissima dal mio personaggio nel film. Il modo in cui mi esprimevo non era mai quello giusto. Il regista mi diceva che avevo lo sguardo vuoto, sbattevo troppo gli occhi e che le mie espressioni erano errate. Quelle parole mi hanno reso subito nervosa. Ho capito che avevo ancora molta strada da fare e che, se non avessi rimediato subito, sarei stata rimpiazzata. Ho raddoppiato i miei sforzi nelle prove ma, più provavo, più problemi saltavano fuori. Ero molto lenta in ogni scena. Gli altri mi guardavano trepidanti e il regista sospirava: sentivo un grosso peso, faticavo a respirare. Un giorno, il regista mi ha detto: “Ascolta, sorella Liu è perfetta per questo personaggio. Osservala e prova a imitarla”. Ho pensato: “È finita per me. Scommetto che il regista pensa che lei sia più adatta di me per questo ruolo. Se non miglioro, probabilmente la metterà al posto mio. E io non posso perdere questa parte. Se fallisco, tutti sapranno che non sono brava a recitare e, allora, come potrò mai ottenere un altro ruolo da protagonista? Resterò solo una comparsa e non avrò mai i riflettori puntati su di me”. Mi sentivo sempre più in crisi e ho cominciato a fingere con il regista. Non facevo più la pausa pranzo, ma leggevo il materiale per le riprese e studiavo il copione in posti in cui sapevo che lui mi avrebbe vista. Lo tenevo sempre d’occhio e, quando lo vedevo felice, riuscivo a respirare tranquilla. Quando non riuscivo a capirlo, mi chiedevo se stesse per rimpiazzarmi. Non osavo dire che non riuscivo a entrare nel personaggio per paura che, se avesse saputo la verità, si sarebbe sbarazzato di me. Mi stavo allontanando sempre più da Dio e il mio spirito stava discendendo nell’oscurità. Ma mi sono armata di coraggio e sono andata avanti.

Una volta, prima di andare a girare una scena alla stazione dei treni, il regista mi ha spiegato a lungo la scena per poi farmela recitare. Avevo capito cosa voleva, ma non avevo colto l’essenza del personaggio. Per timore che il regista pensasse che non fossi capace, ho finto di capire. Ma, al momento delle riprese, non riuscivo a entrare nel personaggio. Dopo due ore e mezzo, eravamo ancora lì a provare scene semplici. Un’altra volta, siamo andati a girare in un parco e i tempi erano davvero stretti. Volevo finire rapidamente la scena ma, più volevo far bene, più mi innervosivo. Non riuscivo a entrare nella parte. Abbiamo girato da mezzogiorno fin quando non c’era più luce e nemmeno una ripresa era buona. Aleggiavano delusione e impotenza generali. Vedendomi in difficoltà, il regista ha tenuto una condivisione con me, ma io temevo di perdere la parte nel caso avessi detto la verità, così ho inventato scuse per evitarlo. In quei giorni, mi sentivo infelice e colpevole quando pensavo che avevo ritardato le riprese. Mi ripetevo che dovevo rivedere le mie motivazioni, fare bene il mio dovere e smettere di perseguire fama e prestigio. Ma non ci riuscivo. Ero ossessionata dall’interpretare la parte abbastanza bene da mantenerla. Persino i miei sogni ruotavano attorno alle riprese. Ero sempre ansiosa e l’insonnia peggiorava. I fratelli e le sorelle mi ripetevano: “Sei diversa (ultimamente). Sembri sempre così infelice”. Se avessi detto loro la verità, mi avrebbero giudicata? Per paura, non mi sono aperta con nessuno.

Ero bloccata in quel vortice: desideravo fama e prestigio. Non riuscivo a uscirne. Pregavo Dio più volte al giorno, chiedendoGli di liberarmi da quella condizione. Durante le riunioni, gli altri condividevano sulle loro esperienze positive, ma io me ne stavo seduta lì senza parlare. Una volta, una sorella mi ha detto: “Sei stata in tanti programmi, devi avere un bel po’ di esperienza. Perché non la condividi con noi?” Sono andata nel panico. Non sapevo cosa dire. E, a quel punto, ho dovuto riflettere su me stessa. Che cosa avevo ottenuto svolgendo il mio dovere di attrice per tutto quel tempo? Perché mi sentivo come a mani vuote? Mi ero concentrata solo su fama e prestigio, sprecando tutte quelle occasioni di sperimentare l’opera di Dio. Perché ero così insensibile? Allora, ho iniziato a odiare me stessa per non aver perseguito la verità. Ho pregato Dio e mi sono pentita.

In seguito, ho scoperto delle parole di Dio relative alla ricerca della fama e del prestigio, su cui riflettere. E ho letto quanto segue: “Satana usa fama e profitto per controllare i pensieri degli uomini, finché non riescono a pensare ad altro. Lottano, soffrono e sopportano umiliazioni, per fama e profitto; in nome loro, sacrificano tutto ciò che hanno e prendono decisioni. In tal modo, Satana avvolge l’uomo in invisibili catene. Queste catene vengono messe sulle persone, che non hanno la forza né il coraggio di liberarsene. Così, inconsapevolmente, le persone portano queste catene e continuano costantemente ad arrancare in gravi difficoltà. Per il bene di tale fama e profitto, l’umanità evita Dio e Lo tradisce diventa sempre più malvagia. Così, ogni generazione trova la distruzione nella fama e nel profitto di Satana” (La Parola appare nella carne). Mentre riflettevo su quelle parole, ho capito che Satana stava usando la fama e il profitto per tenermi sotto controllo. Sin da bambina, ero stata esposta all’influenza e all’istruzione di Satana. “Distinguiti dagli altri”, “Come un uomo lascia dietro di sé una reputazione, un’oca selvatica lascia dietro di sé una voce”, e “L’uomo vive per la faccia come l’albero per la corteccia”. Simili veleni e filosofie sataniche avevano controllato i miei pensieri e le mie azioni e, per questo, non potevo fare a meno di perseguire fama e prestigio. Pensavo che la vita valesse la pena solo se gli altri ti stimano e che le celebrità, ammirate dalla gente, sono le uniche a vivere una vita degna. Quando ho accettato di recitare nella casa di Dio, ho iniziato ad alimentare il mio sogno di essere una star e di diventare famosa. Ogni volta che potevo farmi vedere, davo tutta me stessa, sempre felice di soffrire e logorarmi. Quel ruolo da protagonista aveva fatto emergere di nuovo il mio desiderio di celebrità e, non volendo perdere quell’opportunità, non avevo chiesto cose che non mi erano chiare né mi ero aperta quando ero in cattive condizioni. Ho usato le mie energie per costruirmi una facciata, ho studiato e tenuto d’occhio l’ambiente intorno a me. Temevo che gli altri mi vedessero incapace di recitare quella parte e me la togliessero. Preferivo ritardare le riprese piuttosto che rinunciare ai miei desideri, aprirmi in condivisione o cercare la verità. Mentre tentavo di guadagnare fama e profitto, non consideravo affatto il lavoro della casa di Dio, né il mio dovere o le mie responsabilità. “Ero così vile ed egoista.” Non stavo svolgendo il mio dovere, ma solo del male! Alla fine, cosa mi ha portato tutto quel duro lavoro per ottenere fama, profitto e prestigio? Sono solo diventata più egoista, spregevole, disonesta, testarda e priva di dignità. Ho capito che la fama e il profitto sono una trappola di Satana in cui mi ero completamente invischiata. Quando non ottenevo fama o profitto, mi scervellavo per averne e, quando ne avevo, facevo di tutto per tenerle strette. Per fama e profitto, ho perso la mia integrità, la mia coscienza e ragionevolezza, e i valori in base a cui essere una persona decente. Mi sono ribellata a Dio più e più volte e nel mio cuore c’era solo sofferenza. Ho capito che Satana usa la fama e il profitto per inghiottire le persone, per corromperle, e che perseguire quei valori non può che renderci più malvagi, corrotti e distanti da Dio. Se avessi proseguito lungo quel cammino, non solo avrei vissuto nel dolore ma, alla fine, sarei andata in rovina per essermi opposta a Dio. Quando ho capito tutto questo, ho pregato Dio in ginocchio: “O Dio, non voglio più nascondere chi sono. Anche se gli altri scopriranno la verità sui miei subdoli trucchi e mi toglieranno il ruolo da protagonista, devo praticare la verità e pentirmi”. Nella riunione successiva, ho parlato apertamente della mia corruzione e mi sono sentita più rilassata e a mio agio. Nessuno mi ha giudicata e tutti hanno condiviso con me sulla volontà di Dio. Ero così commossa.

In seguito, ho letto queste parole di Dio: “Essendo una delle creature, l’uomo deve restare al suo posto e comportarsi coscienziosamente e salvaguardare debitamente ciò che gli viene affidato dal Creatore. E l’uomo non può uscire dai ranghi né fare cose al di là della sua portata o che risultino sgradite per Dio. L’uomo non deve cercare di essere grande o eccezionale o superiore agli altri, né cercare di diventare Dio. Non bisogna avere questi desideri. Cercare di diventare grandi o eccezionali è assurdo. Cercare di diventare Dio è ancora più ignobile. È disgustoso e spregevole. Ciò che è lodevole, e ciò a cui le creature dovrebbero attenersi più che a ogni altra cosa, è diventare vere creature. Questo è l’unico obiettivo che tutti dovrebbero perseguire” (La Parola appare nella carne). Grazie alle parole di Dio, ho compreso la Sua volontà: che io sia un essere creato alla Sua altezza. Io, al contrario, ero andata contro la Sua volontà, volendo solo diventare un’attrice famosa. Volevo essere una stella ed essere idolatrata, venerata e adorata. Quella mia ricerca era come Satana che vuole prevalere su Dio. Avevo offeso gravemente la Sua indole ed ero sulla via della distruzione. Non sono altro che una creatura profondamente corrotta, assolutamente indegna della stima altrui. Sapevo che dovevo starmene al mio posto di essere creato e fare bene il mio dovere per soddisfare Dio. Nella recitazione avevo ancora ampio margine di miglioramento, però ho deciso di non impegnarmi più per fama, profitto e prestigio, ma per migliorare e perseverare nel mio dovere. Durante le riprese, ho rivisto le mie motivazioni e ho smesso di chiedermi se sarei diventata famosa. Sono riuscita ad analizzare con calma il personaggio e poi ne ho colto velocemente l’essenza. Così le riprese sono avanzate molto più in fretta. Compiere il mio dovere in quel modo mi ha anche tranquillizzata. Gli altri hanno riconosciuto che il mio atteggiamento era cambiato. Non ero così distratta e anche le mie abilità erano migliorate. Ho ringraziato Dio più e più volte.

L’insegnamento più grande di questa esperienza è stato capire che svolgere un dovere nella casa di Dio non è una questione personale. Non lo si fa per il proprio tornaconto, ma per diffondere le parole di Dio e renderGli testimonianza. Questa è la responsabilità di ogni essere creato. Prima ero avventata e non capivo la verità. Seguivo le tendenze mondane, perseguendo la fama, ingannata e tormentata da Satana fino quasi a perdere la mia umanità. Avevo anche danneggiato il lavoro della casa di Dio. Il giudizio e il castigo delle Sue parole mi hanno allontanata da quella ricerca errata, salvandomi dal sabotaggio di Satana e riportandomi sulla retta via. Ora sono nel posto che mi spetta in quanto essere creato e svolgo bene il mio dovere. Mi sento in pace ed è tutto grazie all’amore e alla salvezza di Dio. Sia ringraziato Dio Onnipotente!

Fonte: La Chiesa di Dio Onnipotente 

La trasformazione di un’attriceultima modifica: 2021-02-13T22:30:30+01:00da cartina888
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